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Fecha de Creación (Inicio - Fin)

-

VITA, PERDONO, FIDUCIA

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Lc 23, 35-43

Il popolo stava a vedere, e i capi invece lo schernivano dicendo: "Ha salvato gli altri, salvi sé stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto". Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: "Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso". C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!" Ma l'altro lo rimproverava: "Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male". E aggiunse: "Gesú, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Gli rispose: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso".

*****

Ciascuno degli evangelisti fa pronunciare a Gesú, ormai sulla croce, qualche parola che, secondo loro, rifletterebbe lo stato del maestro. Delle tre espressioni proprie ed esclusive del vangelo di Luca, ne leggiamo una profondamente significativa: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso".

L'espressione "In verità ti dico" equivarrebbe a "Te lo assicuro" ed evocherebbe l'"amen" ebraico, conferendo una sicurezza assoluta alla frase che continua. Sarebbe come una promessa o un giuramento fermo e affidabile.

E ciò che gli si promette è che oggi stesso avrà la vita. Sappiamo che l'"oggi" di Luca è sinonimo del presente eterno, dell'ora atemporale. Perciò, sempre è oggi; non può essere altrimenti.

Nell'assicurare il "paradiso" al compagno moribondo, Gesú gli sta dicendo che è vita e che è in salvo: la vita non conosce la morte; quest'ultima non è che un'altra "forma" che quella adotta nel suo dispiegarsi. Possiamo dunque vederla come un "passaggio" -se la nostra mente vuole leggerlo cosí- come un "mutamento di forma", cosí come accade del baco da seta nello stato di crisalide: deve passarci per uscirne trasformato in farfalla.

Coloro che non vedono intendono la salvezza come una vittoria dell'io: credono che un io "distrutto" sia sinonimo di vita finita. Per quello, deridendolo, dicono a Gesú che salvi sé stesso scendendo dalla croce.

Dimenticano che nessuno deve salvarsi, poiché siamo già tutti salvi. Ciò che realmente siamo non è in balia delle circostanze, non viene colpito nemmeno quando qualcuno pende agonico da una croce. Non si tratta quindi di modificare le circostanze, ma di imparare a vedere, di divenirne consapevoli e di rimanere connessi alla nostra vera identità.

Per questo, perché Gesú "ha visto", possiamo capire l'espressione che stiamo commentando, cosí come le altre due che compaiono nello stesso testo di Luca.

"Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno". Chi si vive connesso alla sua vera identità -da questo nuovo stato di coscienza- percepisce due cose: che tutti condividiamo la stessa identità di fondo e che quelli che fanno del male lo fanno per ignoranza.

L'ignoranza è il non conoscere la vera natura delle cose. Consiste nel prendere come vere le proiezioni che fa la nostra mente, invece di vedere la verità di ciò che è. Dietro un tale inganno, si nasconde il principio, anch'esso erroneo, che ci fa credere che "i miei pensieri sono la realtà".

Visto in questo modo, non c'è dubbio che tutto il male che si può fare è sempre frutto dell'ignoranza, tanto piú radicale quanto piú grande sia il male commesso.

Insieme con il perdono, da Gesú viene fuori una parola di fiducia, che è abbandono o resa al Mistero che non solo lo sostiene in ogni momento, ma lo costituisce, come costituisce anche noi, nel suo nucleo piú intimo: poiché il Mistero (o Dio) e noi siamo non-separati, non-due.

Quando Gesú dice: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito", non si sta rivolgendo ad un essere separato, ma all'Ipseità di tutto ciò che è -al di là dei nostri concetti e delle nostre parole-, che, allo stesso tempo, costituisce il cuore di tutto quello che esiste, come tale Ipseità, come abbraccio di tutte le differenze, come luce in ogni oscurità, come vita in ogni apparenza di morte...

Per questo si può morire -fare il passaggio- di una maniera fiduciosa, poiché andiamo incontro al nostro vero Essere. Come il ruscello che, dopo un cammino serpeggiante e difficoltoso, raggiunge e vede il Mare, la stessa acqua che anche lui è.

Vita, perdono, fiducia: tutto si prende per mano, tutto fluisce all'unisono, non appena cominciamo a vedere.

 

Enrique Martínez Lozano

Traduzione: Teresa Albasini

www.enriquemartinezlozano.com

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