LA VOCE DELLA VITA
Enrique Martínez LozanoGv 10, 1-10
"In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei." Questa similitudine disse loro Gesú; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
Allora Gesú disse di nuovo: "In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza."
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C'è un solo compito da svolgere: favorire la vita. Tale compito, però, non è qualcosa di "aggiunto" a ciò che siamo.
L'ego pensa di dover fare perché si vede come un "qualcuno" separato che si definisce, tra l'altro, per la sua capacità di fare. E vede l'azione, come tutto il resto, in una prospettiva duale: io, delimitato o chiuso in me stesso, faccio qualcosa che, in certo modo, mi arricchisce o arricchisce gli altri.
L'ego, consciamente o inconsciamente, si definisce come carenza: da qui che cerchi fuori ciò che gli permetterebbe di "completarsi" e sperimentarsi piú pieno.
Tuttavia, "dare la vita" non è qualcosa che l'ego possa fare. È la propria Vita che dà sé stessa. Occorre soltanto che ci riconosciamo in essa, di un modo sempre piú consapevole e, quindi, disappropriato, per cosí permettere che fluisca e si esprima attraverso noi, in modi concreti.
In questo senso si può intendere l'immagine della "porta", in quanto spazio aperto che permette che la Vita fluisca.
Poiché la Vita è, innanzitutto, spaziosità, ampiezza illimitata che contiene ogni cosa e che si esprime in infinità di forme, tutte quante abitate dalla stessa e unica Vita.
Per questo, chi si percepisce cosí, non può che vivere la cura verso tutti e verso tutto. Una cura che Gesú esprime nell'immagine del "pastore", immagine ormai anacronistica per la maggior parte dei nostri contemporanei, ma che racchiudeva una straodinaria ricchezza, storica e metaforica, nel contesto in cui Gesú l'adoperava.
Tutti noi "conosciamo la voce" della Vita. Perciò, ogni volta che vediamo, sentiamo o leggiamo qualcosa che è gravido di vita, si produce una risonanza dentro di noi. È una voce che ci "suona", quantunque abbia potuto essere spenta per molto tempo.
Nel nostro mondo ci sono molte voci di ogni tipo. Cosí tante, che corriamo il rischio di finire storditi. Alcune di esse ci possono risultare specialmente attraenti, perché sembrano adattarsi perfettamente alle necessità dell'ego. Ci sono voci che promettono, voci che compensano, voci che intrattengono, voci che distraggono, voci che seducono, voci che gonfiano, voci che spaventano, voci che ci danno ragione, voci che ci respingono... Cosí tante voci che non è strano che, in qualche momento, le seguiamo. Ma se non sono la genuina voce della Vita, non ci nutriranno; il loro fascino sarà stato passeggero e, spesso, frustrante.
Gesú parla dalla Vita, o meglio, come la Vita: poiché è questa che parla attraverso di lui.
Può parlare partendo dalla Vita solo chi si riconosce in essa, chi ha scoperto che la Vita è la sua vera identità. Si capisce che chi ha detto: "io sono la porta", "io sono il pastore", "io sono venuto perché abbiano la vita"..., abbia anche detto: "Io sono la Vita". Non può essere diversamente.
È una cosa mirabile che questa affermazione del maestro di Nazaret sia valida per tutti noi: la Vita è la nostra identità. Occorre unicamente che la riconosciamo e che ci viviamo nella consapevolezza di esserla.
Enrique Martínez Lozano
Traduzione: Teresa Albasini