AMICIZIA NELLA CHIESA
José Antonio PagolaJn 13, 31-35
È la vigilia della sua esecuzione. Gesù sta celebrando l'ultima cena con i suoi. Ha appena lavato i piedi ai discepoli. Giuda ha già preso la sua tragica decisione, e dopo aver ricevuto l'ultimo boccone dalle mani di Gesù, se n'è andato a fare il suo lavoro. Gesù dice a voce alta quel che tutti stanno sentendo: «Figlioli, ancora per poco sono con voi».
Parla loro con tenerezza. Vuole che restino incisi nel loro cuore i suoi ultimi gesti e le sue ultime parole: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». Questo è il testamento di Gesù.
Gesù parla di un «comandamento nuovo»". Dove sta la novità? La consegna di amare il prossimo è già presente nella tradizione biblica. Anche i filosofi parlano di filantropia e di amore ad ogni essere umano. La novità sta nel modo di amare proprio di Gesù: «Amatevi come io ho amato voi». Così si andrà diffondendo attraverso i suoi seguaci il suo stile di amare.
La prima cosa che i discepoli hanno esperimentato è che Gesù li ha amati come amici: «Non vi chiamo servi... vi ho chiamato amici». Nella Chiesa dobbiamo volerci bene semplicemente come amici e amiche. E tra amici si cura l'uguaglianza, la vicinanza e l'appoggio reciproco. Nessuno è al di sopra di nessuno. Nessun amico è padrone dei suoi amici.
Per questo Gesù taglia alla radice le ambizioni dei suoi discepoli quando li vede discutere per essere i primi. La ricerca di protagonismi interessati rompe l'amicizia e la comunione. Gesù ricorda loro il suo stile: «Non sono venuto a essere servito ma a servire». Tra amici nessuno si deve imporre. Tutti devono essere disposti a servire e collaborare.
Quest'amicizia vissuta dai seguaci di Gesù non genera una comunità chiusa. Al contrario, il clima cordiale e amabile che si vive tra di loro li dispone ad accogliere chi necessita di accoglienza e amicizia. Gesù ha insegnato loro a mangiare con peccatori e gente esclusa e disprezzata. Li ha rimproverati per aver allontanato i bambini. Nella comunità di Gesù non disturbano i piccoli, ma i grandi.
Un giorno, Gesù chiamò i Dodici, mise un bambino in mezzo a loro, lo strinse tra le braccia e disse loro: «Chi accoglie un bambino come questo, nel mio nome, accoglie me». Nella Chiesa voluta da Gesù, i più piccoli, fragili e vulnerabili devono stare al centro dell'attenzione e delle cure di tutti.
José Antonio Pagola
Traduzzione: Mercedes Cerezo
Publicado en www.gruposdejesus.com