NON IN QUALSIASI MANIERA
José Antonio PagolaLc 14, 25-33
Gesù va verso Gerusalemme. L’evangelista ci dice che «una folla numerosa andava con lui». Gesù, tuttavia, non si fa illusioni. Non si lascia ingannare dai facili entusiasmi della gente. Alcuni oggi sono preoccupati di come va diminuendo il numero dei cristiani. A Gesù interessava più la qualità dei suoi seguaci che il loro numero.
Improvvisamente «si voltò» e cominciò a parlare con quella moltitudine delle esigenze concrete che comporta il seguirlo in maniera lucida e responsabile. Non vuole che la gente lo segua in qualche modo. Essere discepolo di Gesù è una decisione che deve segnare la vita intera della persona.
Gesù parla loro, in primo luogo della famiglia. Quelle persone hanno la loro famiglia: padri e madri, moglie e figli, fratelli e sorelle. Sono le persone più care e vicine. Ma, se non lasciano da parte gli interessi familiari per collaborare con lui nel promuovere una famiglia umana non basata su legami di sangue ma costruita a partire dalla giustizia e dalla solidarietà fraterna, non potranno essere suoi discepoli.
Gesù non sta pensando a disfare i focolari eliminando l’affetto e la convivenza delle famiglie, ma se qualcuno pone al di sopra di tutto l’onore della sua famiglia, il patrimonio, l’eredità e il benessere familiare, non potrà essere suo discepolo né lavorare con lui nel progetto di un mondo più umano.
Più ancora. Se qualcuno pensa solo a se stesso e alle sue cose, se vive solo per godere del suo benessere, se si preoccupa unicamente dei suoi interessi, non si inganni, non può essere discepolo di Gesù. Gli manca libertà interiore, coerenza e responsabilità per prenderlo sul serio.
Gesù continua a parlare in maniera dura: «Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo». Se uno vive evitando problemi e conflitti, se non sa assumere rischi e dolore, se non è disposto a sopportare sofferenze per il Regno di Dio e la sua giustizia, non può essere discepolo di Gesù.
Sorprende la libertà di papa Francesco nel denunciare stili di cristiani che hanno poco a che vedere con i discepoli di Gesù: «cristiani di buone maniere, ma cattivi costumi», «credenti da museo», «ipocriti della casuistica», «cristiani incapaci di vivere controcorrente», cristiani «corrotti» che pensano solo a se stessi, «cristiani educati» che non annunciano l’Evangelo.
José Antonio Pagola
Traduzzione: Mercedes Cerezo
Publicado en www.gruposdejesus.com