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GESÚ DAVANTI ALLA SUA MORTE

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Gesù ha previsto seriamente la possibilità di una morte violenta. Forse non pensava all’intervento dell’autorità romana né alla crocifissione come più probabile ultimo destino. Ma non gli era nascosta la reazione che la sua opera stava provocando nei settori più potenti. Il volto di Dio che presenta disfa troppi schemi teologici e l’annuncio della sua sovranità rompe troppe sicurezze politiche e religiose.

Tuttavia, nulla modifica la sua opera. Non elude la morte. Non si difende. Non prende la fuga. Nemmeno cerca la sua rovina. Gesù non è l’uomo che cerca la sua morte in atteggiamento suicida. Durante il suo breve soggiorno a Gerusalemme si sforza di nascondersi e non apparire in pubblico.

Se vogliamo sapere come visse Gesù la sua morte, dobbiamo fermarci a due atteggiamenti fondamentali che danno senso a tutto il suo comportamento finale. Tutta la sua vita è stata un «darsi da fare» per la causa di Dio e il servizio liberatore degli uomini. La sua morte sigillerà ora la sua vita. Gesù morirà per fedeltà al Padre e per solidarietà con gli uomini.

In primo luogo, Gesù affronta la sua stessa morte con un atteggiamento di fiducia totale nel Padre. Avanza verso la morte, convinto che la sua esecuzione non potrà impedire la venuta del regno di Dio, che continua ad annunciare fino alla fine.

Nella cena di saluto, Gesù manifesta la sua fede totale che tornerà a mangiare con i suoi la vera Pasqua, quando si stabilirà il regno definitivo di Dio, al di sopra di tutte le ingiustizie che possiamo commettere noi umani.

Quando tutto crolla e fin Dio pare abbandonarlo come un falso profeta, condannato giustamente in nome della legge, Gesù grida: «Padre, nelle tue mani affido la mia vita».

D’altra parte, Gesù muore in un atteggiamento di solidarietà e di servizio a tutti. Tutta la sua vita è consistita nel difendere i poveri di fronte all’inumanità dei ricchi, nel farsi solidale con i deboli di fronte agli interessi egoistici dei potenti, nell’annunciare il perdono ai peccatori di fronte alla durezza inossidabile dei «giusti».

Ora soffre la morte di un povero, di un abbandonato che non può nulla di fronte al potere di quelli che dominano la terra. E vive la sua morte come un servizio. L’ultimo e supremo servizio che può fare alla causa di Dio e alla salvezza definitiva dei suoi figli e delle sue figlie.

 

José Antonio Pagola

Traduzione: Mercedes Cerezo

Publicado en www.gruposdejesus.com

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