COMPAGNO DI STRADA
José Antonio PagolaCi sono molti modi di interporre ostacoli alla vera fede. C'è l'atteggiamento del «fanatico», che si aggancia a un insieme di credenze senza lasciarsi mai interrogare da Dio e senza ascoltare mai nessuno che possa mettere in questione la sua posizione. La sua è una fede chiusa dove manca accoglienza e ascolto del Mistero e dove avanza arroganza. Questa fede non libera dalla rigidezza mentale né aiuta a crescere, poiché non si alimenta del vero Dio.
C'è anche la posizione dello «scettico», che non cerca né si interroga, poiché non attende più nulla da Dio, né dalla vita, né da se stesso. La sua è una fede triste e spenta. Manca in essa il dinamismo della fiducia. Niente vale la pena, Tutto si riduce a continuare a vivere e basta.
C'è inoltre la posizione dell' «indifferente», che non si interessa più né del senso della vita né del mistero della morte. La sua vita è pragmatismo. Gli interessa solo quello che può procurargli sicurezza, denaro o benessere. Dio gli dice sempre meno. In realtà, a che può servire credere in lui?
C'è anche chi si sente «proprietario della fede», come se questa consistesse in un «capitale» ricevuto nel battesimo e che sta lì, non si sa molto bene dove, senza che uno debba procurarsene di più. Questa fede non è fonte di vita, ma «eredità» o «abitudine» ricevuta da altri. Ci si potrebbe disinteressare di essa quasi senza che ci manchi.
C'è poi la «fede infantile» di quelli che non credono in Dio, ma in quelli che parlano di lui. Non hanno mai avuto l'esperienza di dialogare sinceramente con Dio, di cercare il suo volto o di abbandonarsi al suo mistero. Basta loro credere nella gerarchia o confidare in «quelli che sanno queste cose». La loro fede non è esperienza personale. Parlano di Dio «per sentito dire».
In tutti questi atteggiamenti manca la cosa più essenziale della fede cristiana: l'incontro personale con Cristo. L'esperienza di camminare nella vita accompagnati da qualcuno che è vivo, su cui possiamo contare e a cui ci possiamo affidare. Solo lui ci può far vivere, amare e sperare nonostante i nostri errori, fallimenti e peccati.
Secondo il racconto evangelico, i discepoli di Emmaus raccontavano «nel cammino ciò che era loro accaduto». Camminavano tristi e senza speranza, ma qualcosa di nuovo si risvegliò in loro nel trovarsi con un Cristo vicino e pieno di vita. La vera fede nasce sempre dall'incontro personale con Gesù come «compagno di strada».
José Antonio Pagola
Traduzione: Mercedes Cerezo
Publicado en www.gruposdejesus.com