DIO NON È IMPARZIALE
José Antonio PagolaLa parabola di Gesù presenta una situazione molto abituale nella Galilea del suo tempo. Un giudice corrotto disprezza con arroganza una povera vedova che chiede giustizia. Il caso della donna sembra disperato, perché non ha accanto nessun uomo che la difenda. Lei, però, lontano dal rassegnarsi, continua a gridare i suoi diritti. Soltanto alla fine, stanco di tanta insistenza, il giudice decide di ascoltarla.
Luca presenta il racconto come un'esortazione a pregare senza «scoraggiarci», ma la parabola si chiude con un messaggio previo, molto caro a Gesù: questo giudice è l'«anti-metafora» di Dio, la cui giustizia consiste proprio nell'ascoltare i poveri più vulnerabili.
Il simbolo della giustizia nel mondo greco-romano era una donna ché, con gli occhi, bendati, pronuncia un verdetto presumibilmente «imparziale». Secondo Gesù, Dio non è questo tipo di giudice imparziale. Non ha gli occhi bendati. Conosce molto bene le ingiustizie che si commettono a danno dei più deboli e la sua misericordia si mette sempre dalla loro parte.
Questa «parzialità» della giustizia della giustizia di Dio verso i più deboli è uno scandalo per le nostre orecchie borghese, ma conviene ricordarla, perché nella società moderna c'è un'altra «parzialità» di segno contrario: la giustizia favorisce più il potente che il debole. Come non trovare Dio dalla parte di chi non si può difendere?
Ci crediamo progressisti difendendo teoricamente il principio che «tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti», ma sappiamo tutti che questo è falso. Per usufruire di diritti reali ed effettivi è più importante nascere in un paese potente e ricco che essere persona in un paese povero.
Le democrazie moderne si preoccupano dei poveri, ma il centro della loro attenzione non è l'indifeso, ma il cittadino in genere. Nella Chiesa si fanno sforzi per alleviare la sorte degli indigenti, ma il centro delle nostre preoccupazioni non è la sofferenza degli ultimi, ma la vita morale e religiosa dei cristiani. È bene che Gesù ci ricordi che gli esseri più indifesi occupano il cuore di Dio.
I loro nomi non appaiono mai nei giornali. Non hanno titoli ne conti correnti invidiabili, ma sono grandi. Non possiedono molte ricchezze, ma hanno qualcosa che non si può comprare con i soldi: bontà, capacità di accogliere e compassione verso il bisognoso.
José Antonio Pagola
Traduzione: Mercedes Cerezo
Publicado en www.gruposdejesus.com