GUARDARE I CROCIFICATO
José Antonio PagolaL'evangelista Giovanni ci parla di un incontro di Gesù con un importante fariseo. Secondo il racconto, è Nicodemo che prende l'iniziativa e va a trovare Gesù «di notte». Intuisce che Gesù è «un uomo che viene da Dio», ma si muove nelle tenebre. Gesù lo condurrà verso la luce.
Nicodemo rappresenta nel racconto tutti quelli che cercano sinceramente di incontrarsi con Gesù. Perciò, a un certo momento, Nicodemo esce di scena e Gesù prosegue il suo discorso e lo conclude con un invito generale a non vivere nelle tenebre, ma a cercare la luce.
Secondo Gesù, la luce che può illuminare tutto è nel Crocefisso. L'affermazione è audace «Ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna». Possiamo vedere e sentire l'amore di Dio in quell'uomo torturato sulla croce?
Abituati fin da bambini a vedere la croce dappertutto, non abbiamo imparato a guardare il volto del Crocefisso con fede e con amore. Il nostro sguardo distratto non è capace di scoprire in quel volto la luce che potrebbe illuminare tutta la nostra vita, nei momenti più duri e difficili. Gesù, però, ci manda dalla croce segni di vita e d'amore.
In quelle braccia stesse, che già non possono più abbracciare i bambini, e in quelle mani inchiodate, che non possono carezzare i lebbrosi né benedir i malati, c'è Dio con le braccia aperte per accogliere, abbracciare e sostenere le nostre povere vite, segnate da tante sofferenze.
Dal volto spento dalla morte, de quei occhi che già non possono guardare con tenerezza i peccatori e le prostitute, da questa bocca che non può proclamare la sua indignazione per le vittime di tanti abusi ed ingiustizie, Dio ci sta rivelando il suo «amore folle» per l'umanità.
«Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». Possiamo accogliere questo Dio e anche lo possiamo respingere. Nessuno ci obbliga. Siamo noi a decidere. Ma «la luce già venuta nel mondo». Perché molte volte rifiutiamo la luce che ci arriva dal Crocefisso?
Cristo potrebbe illuminare la vita più disgraziata e fallita, ma «chiunque fa il male... non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate». Quando viviamo in maniera poco degna, evitiamo la luce, perché si sentiamo male davanti a Dio. Non vogliamo guardare il Crocefisso. Invece «chi fa la verità viene verso la luce». Non fugge verso l'oscurità. Non ha nulla da nascondere. Cerca il Crocefisso con il suo sguardo. Egli lo fa vivere nella luce.
José Antonio Pagola
Traduzione: Mercedes Cerezo
Publicado en www.gruposdejesus.com