DOVE CERCARE IL VIVENTE?
José Antonio PagolaLa fede in Cristo, risorto dal Padre, non è nata in modo naturale e spontaneo nel cuore dei discepoli. Prima di trovarci con lui, pieno di vita, gli evangelisti parlano del loro sconcerto, della loro ricerca attorno al sepolcro, delle loro domande e dei loro dubbi.
Maria di Màgdala è il migliore esempio di quello che probabilmente accade a tutti.
Secondo il racconto di Giovanni, cerca il Crocefisso nel buio, «quando era ancora buio». Com'è naturale, lo cerca «nel sepolcro». Non sa ancora che la morte è stata sconfitta, perciò il sepolcro vuoto la lascia sconcertata. Senza Gesù si sente smarrita.
Gli altri evangelisti raccolgono un'altra tradizione che racconta la ricerca di tutto il gruppo di donne. Non possono dimenticare il Maestro che le ha accolto come discepole. Il loro amore le conduce al sepolcro. Non trovano Gesù ma ascoltano il messaggio che indica loro verso dove devono orientare la loro ricerca: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto».
Nemmeno oggi, la fede in Cristo risorto nasce oggi in noi in maniera spontanea, perché sono cose che abbiamo ascoltato di piccoli a catechisti e predicatori. Per aprirci alla fede nella risurrezione di Gesù dobbiamo fare il nostro percorso personale. È decisivo non dimenticare Gesù, amarlo con passione e cercarlo con tutte le nostre forze, ma no fra i morti: al vivente dobbiamo cercarlo dove c'è vita.
Se vogliano incontrarci con Cisto risorto, pieno di vita e di forza creatrice, non dobbiamo cercarlo in una religione morta, ridotta al compimento e all'osservanza esterna di leggi e di norme, ma lì dove si vive secondo lo Spirito di Gesù, accolto con fede, con amore e con responsabilità dai suoi seguaci.
Dobbiamo cercarlo no fra cristiani divisi e impegnati in lotte sterili, senza amore a Gesù e passione per l'Evangelo, ma lì dove si costruiscono comunità che mettono Gesù al centro, perché sanno che «dove sono due o tre riuniti nel suo nome, lì è lui».
A chi è vivo, non lo troviamo in una fede stanca e rutinaria, usata da tuta mena di topici e formule vuote di esperienza, ma cercando una qualità nuova nella nostra relazione con lui e nella mostra identificazione con il suo progetto Un Gesù spento e inerte, che non innamora né seduce, che non tocca i cuori né contagia libertà, è un «Gesù morto». Non è il Cristo vivo, risorto dal Padre. Non è colui vive e fa vivere.
José Antonio Pagola
Traduzione: Mercedes Cerezo
Publicado en www.gruposdejesus.com