PAURA DI CREDERE
José Antonio PagolaNoi uomini preferiamo di solito quello che è facile e passiamo la vita a eludere quello che ci richiede rischio e sacrifici. Retrocediamo o ci chiudiamo nella passività quando scopriamo le esigenze e le lotte che comportano di vivere con una certa profondità.
Ci fa paura prendere sul serio la nostra vita e assumere la propria esistenza con totale responsabilità. È più facile «sistemarsi» e «andare avanti», senza osare affrontare
il senso ultimo del nostro vivere quotidiano.
Quanti uomini e donne vivono senza sapere come, perché, né in quale direzione stanno andando. La vita continua, ma per il momento, che nessuno li disturbi! Sono occupati nel loro lavoro, la sera li aspetta il loro programma televisivo favorito, le vacanze già sono vicine. Cos'altro si deve cercare?
Viviamo dei tempi difficili e ci dobbiamo difendere come possiamo. Allora ciascuno cerca, con più o meno fatica, il tranquillante più conveniente, nonostante che dentro di noi si apra un vuoto ogni volta più immenso di mancanza di senso e di codardia per non voler vivere in profondità la propria esistenza.
Perciò noi, quelli che facilmente ci chiamiamo credenti dovremmo ascoltare con onestà le parole di Gesù: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Forse il nostro grande peccato contro la fede, quello che più gravemente blocca la nostra accoglienza dell'evangelo, è la codardia. Diciamolo sinceramente. Non osiamo prendere sul serio quanto l'evangelo ci dice: Ci fa paura ascoltare le chiamate di Gesù.
Spesso si tratta di una codardia occulta, quasi incosciente. Qualcuno ha parlato di «eresia travestita» (Maurice Bellet) di quelli che difendono il cristianesimo persino con aggressività, ma non si aprono mai alle esigenze più fondamentali dell'evangelo.
Allora il cristianesimo ha il rischio di diventare un tranquillante in più, un conglomerato di cose da credere, da mettere in pratica e difendere. Cose che, «prese nella loro misura», fanno del bene e aiutano a vivere.
Allora, però, tutto può essere falsificato. Ciascuno può vivere la sua «propria religione tranquillizzante», non tanto lontana del paganesimo volgare, che si nutre di confort, soldi e sesso, evitando di mille maniere il «rischio supremo» di trovarci con il Dio vivente di Gesù, che ci chiama alla giustizia, alla fraternità e alla vicinanza ai poveri.
José Antonio Pagola
Traduzzione: Mercedes Cerezo
Publicado en www.gruposdejesus.com