CONDIVIDERE IL PANE
José Antonio PagolaNessun evangelista ha sottolineato come Giovanni il carattere eucaristico della «moltiplicazione dei pani». Il suo racconto evoca chiaramente la celebrazione eucaristica delle prime comunità. Per i primi credenti, l'Eucaristia non era solo il ricordo della morte e della risurrezione del Signore. Era, allo stesso tempo, una «esperienza anticipata della fraternità del Regno».
Per molti anni abbiamo insistito tanto sulla dimensione sacrificale dell'Eucaristia che rischiamo di dimenticare gli altri aspetti della Cena del Signore. Forse oggi dobbiamo ricordare con più forza che questa cena è un segno della comunione e della fraternità che dobbiamo alimentare fra noi e che arriverà alla sua autentica pienezza nella consumazione del Regno. L'Eucaristia dovrebbe essere per i credenti un invito costante a vivere condividendo quello che abbiamo con i bisognosi, anche se è poco, anche se sono solo «cinque pani e due pesci».
L'Eucaristia si obbliga a chiederci qual è la relazione fra quelli che la celebrano, perché se è «segno di comunione fraterna», diventa una burla quando ad essa partecipano tutti, quelli che vivono soddisfatti del loro benessere e quelli che hanno bisogno, quelli che si approfittano degli altri e gli emarginati, senza che la celebrazione faccia riflettere seriamente qualcuno.
A volte ci si preoccupa se un celebrante ha pronunciato le parole precise nel rituale. Ci facciamo problema con la comunione ricevuta nella mano o nella bocca. E, nel frattempo, non sembra preoccuparci la celebrazione di un'Eucaristia che non è segno di un'autentica fraternità né un impulso a cercarla.
Nella tradizione della Chiesa però, una cosa appare molto chiara: «Quando manca la fraternità, l'Eucaristia non è nulla» (Luis González-Carvajal). Quando non c'è giustizia, quando non si vive in maniera solidale, quando non si lavora per cambiare le cose, quando non c'è lo sforzo per condividere i problemi di quelli che soffrono, la celebrazione eucaristica è vuota di senso.
Tutto questo non vuol dire che solo quando si vive fra di noi una fraternità autentica possiamo celebrare l'Eucaristia. Non dobbiamo aspettare che scompaia l'ultima ingiustizia per celebrarla, neanche continuare a celebrarla senza che questa ci spinga comprometterci per un mondo più giusto.
Il pane dell'Eucaristia ci nutre per l'amore e non per l'egoismo, Ci spinge a creare una maggiore comunicazione e solidarietà, e non un mondo nel quale ci ignoriamo a vicenda.
José Antonio Pagola
Traduzione: Mercedes Cerezo
Publicado en www.gruposdejesus.com