LE CICATRICE DEL RISORTO
José Antonio Pagola«Voi l’avete ucciso, ma Dio l’ha resuscitato». Ecco quello che predicavano con fede i discepoli nelle strade di Gerusalemme pochi giorni dopo la sua esecuzione. Per loro, la risurrezione è la risposta di Dio all’azione ingiusta e criminale di quelli che hanno voluto far tacere per sempre la sua voce e cancellare alla radice il suo progetto di un mondo più giusto.
Non lo possiamo dimenticare. Nel cuore della nostra fede c’è un Crocefisso al quale Dio ha fatto giustizia. Una vita «crocefissa», ma vissuta con lo spirito di Gesù, non finirà in fallimento, ma in risurrezione.
Questo cambia totalmente il senso dei nostri sforzi, delle nostre pene, dei nostri travagli e sofferenze per un mondo più umano e una vita più felice per tutti. Vivere pensando a quelli che soffrono, essere vicino a quelli più svantaggiati, dare una mano agli indifesi… seguire le orme di Gesù, non è una cosa assurda. Si tratta di camminare verso il Mistero di un Dio che risusciterà per sempre la nostra vita.
I piccoli abusi, le ingiustizie, i rifiuti o le incomprensioni che possiamo subire, sono ferite che un giorno si rimargineranno per sempre: dobbiamo imparare a guardare con una fede più grande le cicatrici del Risorto: così saranno le nostre ferite di oggi. Cicatrice che Dio ha guarito per sempre.
Questa fede ci sostiene dall’interno e ci fa più forti per continuare a rischiare. A poco a poco impareremo a non lamentarci tanto, a non vedere soltanto il male che c’è nel mondo e nella Chiesa, a non sentirci sempre le vittime degli altri. Perché non possiamo vivere come Gesù dicendo: «Nessuno me la toglie; sono io che la offro di mia volontà»?
Seguire il Crocefisso fino a condividere con lui la risurrezione è, in definitiva, imparare a «dare la vita», il tempo, le nostre forze, e persino la nostra salute per amore. Non ci mancheranno ferite, stanchezza e fatiche, Una speranza ci sostiene: un giorno, «Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno perché le cose di prima sono passate».
José Antonio Pagola
Traduzione: Mercedes Cerezo
Publicado en www.gruposdejesus.com