VEGLIARE: VIVERE NELL'ATTENZIONE
Enrique Martínez LozanoMc 13, 33-37
"State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!"
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La parola di Gesú ("vegliate") potrebbe essere tradotta come "state attenti" o anche "state svegli".
L'opposto dell'attenzione è la routine e il modo di funzionare in "pilota automatico". La routine ha il "vantaggio" che rende piú facili le cose e ci conferisce una certa sensazione di sicurezza: ci muoviamo per sentieri battuti in cui tutto risulta familiare. Le abitudini ci permettono di fare molte cose senza nemmeno doverci pensare: le fa il "pilota automatico".
Tuttavia, e pur riconoscendo la necessità delle abitudini -di apprendimenti automatizzati- se non stiamo attenti, questo modo di funzionare ha un prezzo molto alto che può arrivare a manifestarsi come noia e vuoto. Perdiamo la novità e la freschezza della vita. In realtà, piú che vivere, vegetiamo, sopravviviamo o recitiamo.
L'attenzione, al contrario, ci mette in connessione con la vita, poiché ci riporta al presente. E il presente è l'unico luogo della vita. Grazie all'attenzione, viviamo nella consapevolezza, accogliendo ogni cosa a partire dalla lucidità e amando tutto a partire dalla saggezza. Ci allineiamo con la corrente della vita, e veniamo a fare la piú grande scoperta cui possiamo aspirare: che la consapevolezza non è solo un atteggiamento che possiamo favorire, ma costituisce proprio la nostra vera identità.
Non sono un io capace di porre attenzione o consapevolezza in ciò che faccio. Sono l'unica Consapevolezza che penetra tutto il reale ed in tutto si esprime. Consapevolezza che è sempre in salvo e che -in relazione alle parole di Gesú- non può mai essere sorpresa dai ladri o da pericoli di alcun genere.
Dicevo che la "vigilanza", di cui parla il vangelo, non è che un altro nome dell'"attenzione". Grazie a questa, abitiamo il momento presente, lasciandoci fluire con la vita stessa.
Ma, per questo, dovuto all'inerzia di un funzionamento che ci aveva rinchiuso nella mente, abbiamo bisogno di una pratica continuata, che ci addestri man mano nello sviluppare una capacità di presenza tale che, progressivamente, ci conduca alla consapevolezza della nostra identità piú profonda.
Questa è, per l'appunto, la ricchezza che il presente racchiude: nel venire alla Presenza, sperimentiamo che siamo la stessa. L'io non è che un "oggetto" dentro della Presenza consapevole che siamo.
Ma quest'identità non è alla portata del pensiero; emerge quando la mente si silenzia. Rilassati, fatti presente a te stesso/a, rilascia tutti i pensieri e tutte le preoccupazioni, e rimani soltanto qui ed ora... In questo stesso momento ti renderai conto che "Tutto è". Permettiti di stare lí, nel nudo "stare"...
Venire al presente implica fare tacere la mente (pensante), situandoci come "testimoni" spassionati di tutto ciò che in essa si muove, e imparando a riposare nel silenzio mentale.
E, in mezzo a qualsiasi attività, abituati a domandarti: Sono completamente qui? Il coltivare l'attenzione renderà possibile l'uscita progressiva dal sogno e dall'ignoranza per poter vivere nella luce. La pratica continuata, non solo farà sí che assaporiamo la vita, ma ci permetterà di riconoscere e di familiarizzarci con la nostra vera identità: in senso assoluto, non siamo l'"onda" che emerge facendo piroette, ma l'"oceano" da dove l'onda sorge. Vedere questo è "stare svegli".
Enrique Martínez Lozano
Traduzione: Teresa Albasini